ESULE:
agg. e sm. e f. [sec. XIV; dal latino exsul-ŭlis]
Chi
parte per l'esilio; chi è costretto a vivere in esilio.
PROFUGO:
sm. e agg. (f.-a; pl. m.-ghi) [sec. XVI; dal latino profugus, da
pro-, avanti, e tema di fugere, fuggire]
Chi è costretto a fuggire dalla propria patria e a cercar
rifugio in un altro Paese per calamità naturali o storiche (cataclismi,
guerre, epidemie) o per motivi di intolleranza politica e religiosa;
fuggiasco.
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Siamo una Comunità di esuli. Profughi da Piemonte d’Istria, il nostro piccolo ed antico paese adagiato -all’interno dell’Istria- su una delle colline che si affacciano sulla valle del fiume Quieto e che, alla fine della seconda guerra mondiale, abbiamo dovuto abbandonare per motivi di intolleranza politica, religiosa ed etnica. Mentre la conclusione di quel devastante conflitto fu accolta in tutta l’Italia come una liberazione, per noi piemontesi -come per tutti gli istriani, i fiumani ed i dalmati- significò l’inizio di un nuovo e lungo tormento. Anche la nostra cittadina infatti, fin dal 1943, fu investita dalla violenza delle bande partigiane comuniste filo-jugoslave che si accanirono, allora con particolare ferocia, contro tutto ciò che era testimonianza e segno di presenza culturale italiana. Piemonte d’Istria, fino ad allora, era stata una piccola ma animata cittadella istro-veneta, prima antico castro romano poi castello della nobile famiglia veneta dei Contarini. In quel periodo era un florido centro agricolo, riferimento per i villaggi limitrofi, con diverse attività e botteghe artigianali e commerciali. Un albergo per chi vi giungeva dalla città a villeggiare. La banda e l’organizzazione di piccoli spettacoli esprimevano vitalità e animata vivacità sociale. Nei vicoli si parlava il dialetto veneto che, come negli altri diversi centri e nelle altre cittadine istriane, anche qui assumeva una sua particolare caratterizzazione. Ai molti bambini che frequentavano la nuova scuola del paese, costruita da poco accanto al nuovo duomo vanto del paese, si insegnava la lingua italiana e, come in tutta l’Istria, la fede religiosa cristiano-cattolica era molto sentita e da tutti attivamente praticata. Tutto ciò fu sufficiente motivo per condannare il paese ed i suoi abitanti nel momento in cui il nuovo regime si impose con la forza nella negazione dei diritti, delle libertà e nell’odio verso l’elemento etnico italiano. Così, allo scopo di giungere alla pianificata snazionalizzazione dei territori occupati della Venezia-Giulia, dell’ Istria e della Dalmazia, che per conquista o per i nuovi trattati di pace erano stati strappati all’Italia e annessi alla Jugoslavia, gli uomini del maresciallo Tito si macchiarono di orrendi crimini. Molti furono gli italiani prelevati dalle loro case, soppressi senza alcun giudizio e gettati anche vivi nelle foibe, cavità carsiche usate per questo macabro e barbaro rituale. Anche Piemonte d’Istria subì queste violenze e le costanti intimidazioni dei titini che infine costrinsero la sua popolazione ad abbandonare tutte le proprie cose: le case, i vecchi che non potevano partire, i campi, tutte le attrezzature e gli animali. L’esodo pressochè totale si completò in alcuni anni, ed i piemontesi in fuga trovarono rifugio oltre quei nuovi confini italo-jugoslavi che per molti decenni rappresentarono la linea di demarcazione tra la libertà e la sua negazione. Trascorsi i primi duri momenti, quando ogni singola famiglia si sistemò in precario alloggio nei diversi campi profughi allestiti sia a Trieste come in altre parti d’Italia, la quasi totalità degli esuli piemontesi trovò la forza di ricongiungersi proprio qui a Trieste. Ognuno ricostruendo una nuova propria vita, ognuno ritrovandosi insieme agli altri in una rinnovata, anche se “virtuale”, comunità paesana ricongiunta grazie al mai sopito spirito di aggregazione che derivava dagli antichi vincoli di solidarietà e dai solidi legami di parentela ed amicizia. Sorse così a Trieste, in Italia, la nostra Comunità di profughi da Piemonte d’Istria, dolorosamente divisa dal suo paese d’origine che rimase invece incluso nei confini della nuova Repubblica federativa di Jugoslavia. Completamente svuotato e così abbandonato all’incuria e al saccheggio delle case non più abitate, il paese finì per essere condannato ad un lento e inesorabile disfacimento. La nostra comunità, in tutti questi anni, ha seguito da lontano, impotente, la lunga e inarrestabile agonia dell’ amato borgo, costruito nei secoli dai nostri padri e che nel passato era sempre riuscito a sopravvivere anche alle più cruente vicende storiche. Dopo la morte del dittatore jugoslavo ed il conseguente crollo della sua repubblica federativa, avvenuto negli anni ’90, il nostro destino come quello del nostro paese abbandonato (per successiva divisione dell’Istria incluso ora in territorio croato) non è però cambiato di molto nella sua sostanza. Per noi piemontesi, per la nostra Comunità di profughi, non si intravedono a tutt'oggi alternative a questo nostro status di esuli che ci condanna e che, nell’avviato percorso verso l’auspicata unificazione europea, rappresenta in questo nuovo inizio di millennio un elemento di vergognosa inciviltà ed ingiustizia. La Comunità di Piemonte d'Istria, dall'esilio ad oggi, ha costantemente mantenuto viva, con orgoglio, la propria identità istro-veneta e la propria connotazione culturale originale sia attraverso l’organizzazione di proprie iniziative come nella condivisione delle attività proposte dall’ associazionismo degli esuli di cui la Comunità fa da sempre parte. Feste patronali, incontri, pubblicazioni, partecipazioni costanti alle celebrazioni sono alternate alla promozione di interventi per operazioni di manutenzione o di recupero sul paese di Piemonte d’Istria che, anche se distante 50 km ed attualmente separato da noi ancora da confini, rimane il punto di riferimento costante per la nostra Comunità. Con energia ed entusiasmo anche le nuove generazioni, che inevitabilmente ma altrettanto naturalmente si integrano nelle nuove realtà in cui vivono, si aggregano nel tempo alla vita della Comunità piemontese alla scoperta delle proprie radici e nella salvaguardia delle tradizioni culturali di Piemonte d'Istria
Trieste 1953, Piazza S.Antonio Nuovo (Zona A del TLT controllato dal Governo Alleato): La neo-costituita Comunità di Piemonte d'Istria, dopo l'esodo dal paese, si ritrova per la festa patronale di settembre (Madonna Piccola)
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